Turba Philosophorum

Chi ha orecchie, le apra ed ascolti;

chi ha bocca, la tenga chiusa.

 

La Turba Philosophorum è uno dei testi più quotati dagli antichi autori ermetico-alchemici. La sua cronologia è incerta: in ogni modo è fra i più antichi manoscritti alchemici entrati in circolazione in Europa nel periodo di ritorno della precedente cultura attraverso gli Arabi; ed il testo in una certa parte è anzi costituito di sentenze di alchimisti arabi ed ellenistici.

Della Turba esistono redazioni varie, abbastanza diverse fra loro. Abbiamo avuto sott’occhio le due contenute nel MANGETI (Biblioth. Chemica Curiosa, Genevae, 1702, t.I, pp.445-65: Turba Philosophorum ex antiquo Maniscripto Codice excerpta, qualis nulla hactenus visa est Editio; e pp. 480-94: Turbae Philosophorum aliud esemplar); ma abbiamo preferito quella contenuta nel t. II della Bibbliothèque des Philosophes Chimiques (Paris,1741) per essere molto più sintetica, e per presentare un colorito e una vivacità che le altre non hanno. L’opera migliore su questi testi e le loro fonti è RUSKA, Die Turba Philosophorum, Berlin, 1931, ed. Springer.

Il commento sarà necessariamente molto limitato. Fra le forme più svariate di simbolismo, veri giuochi enigmistici e trabocchetti tesi al lettore inesperto si alternano con cose dette in modo molto esplicito.

 

ARISTEO disse: Vi dico che il nostro Maestro Pitagora è il piede dei Profeti e la testa dei sapienti e che egli ha avuto da Dio tanti doni in sapienza, che nessuno, dopo Ermete, ne ha avuti quanto lui. Egli ha dunque voluto riunire i suoi Discepoli – inviati per tutte le terre e le regioni a trattare di quest’Arte preziosa – affinché la loro parola serba di norma a quelli che verranno dopo. Ed ha ordinato che IXIMANDRO parli per primo – lui, di ottimo consiglio. – E questi disse:

Tutte le cose hanno un principio e una natura, che da se, senza soccorso d’altro, sa moltiplicarsi all’infinito, senza di che, tutto si perderebbe e si corromperebbe.

La TURBA disse: Maestro, se vuoi cominciare, noi seguiremo le tue parole. – E PITAGORA disse:

Sappiate, voi tutti che cercate quest’Arte, che non si farà mai una vera Tintura, se non con la nostra Pietra rossa (1) – (La Pietra rossa è il composto umano, il cui rosso ha relazione con la qualità Oro nel suo stato volgare. La tintura è il principio che opera la trasformazione, così detto perché la qualità nuova si trasfonderà in tutto l’essere umano come un colore di tintura che si scioglie nell’acqua o imbeve un tessuto); non perdete dunque né le vostre anime, né il vostro danaro, e non accogliete tristizia nei vostri cuori. Di ciò, siatene certi; ed abbiate questo insegnamento da me, quale Maestro vostro. Se voi non trasmutate questa Pietra rossa in bianca, e se poi non la fate di nuovo rossa, e però se voi non fate una Tintura di Tintura, non riuscirete a nulla (2) – (Il bianco si riferisce all’excessus, che segue alla mortificazione (= rompere la Pietra, color nero, ecc.), e in cui avviene la soluzione-resurrezione nell’acqua vivente. Non si tratta però di semplice estasi, perché la qualità «rossa» (il colore regale), che ha relazione col principio della personalità e dello stesso corpo, deve riaffermarsi. L’acqua deve solo «rialzarlo» e renderlo davvero «fisso». La sua virtù ne risulta allora quintessenziata («Tintura della Tintura»). Cuocete dunque questa pietra e rompetela, e toglietele la nerezza cuocendola e lavandola sino a che divenga bianca. Poi rialzatela, come ad essa si addice.

ARISTEO disse: La Chiave di questa Opera è l’Arte di render bianco. Prendete dunque il corpo che vi ho mostrato e di cui il vostro Maestro vi ha detto, fatene delle tavolette sottili e mettetele nell’Acqua della nostra Marina, la quale Acqua è permanente e la reggitrice del nostro Corpo (3) – (L’Acqua permanente è la Vita-principio, radice di quella mobile e soggetta ad alterazione dell’essere individuale). Poi mettete il tutto su di un fuoco lento (4) – (Il fuoco ermetico costante adoperato nella preparazione), sintantoché le tavolette si infrangano e si riducano ad Acqua. Mescolate e cuocete continuamente a fuoco leggero, finché si abbia un grasso pigmentato, da cuocere e convertire nella sua Acqua, finché si congeli e faccia apparire gli occhi (di grasso) come quei fiori, che noi chiamiamo fiori di Sole. Cuocetelo finché non vi sia più nulla di nero e la bianchezza appaia; poi trattatelo e cuocetelo con l’anima dell’Oro, e mescolate il tutto a mezzo del Fuoco, senza toccare, sintantoche tutto sia divenuto rosso. E abbiate pazienza, e non annoiatevi, e abbeveratelo con la sua Acqua, uscita da lui [dal corpo], Acqua che è permanente; sintantoche sia rosso. Questo è il Rame bruciato, il Fiore e il Lievito dell’Oro, che voi cuocerete insieme all’Acqua permanente, la quale sta sempre con lui: digerite e cuocete sintantoche sia secco (5) – (L’Oro risuscitato poi assorbe e converte in se tutta l’Acqua in cui si era disciolto. Cioè: ristabilimento della qualità «secca». Il cuocere è l’effetto e l’operazione del Fuoco ermetico). Fate ciò continuamente finché non vi sia più umidità e il tutto divenga una polvere sottilissima (6) – (Allusione ad uno speciale stato: sottigliezza-impalpabilità-priva-di-peso, non priva di relazione con un aspetto dell’esperienza della «vacanza» di cui nell’insegnamento mahayanico).

PARMENIDE disse: Sappiate che gli invidiosi hanno parlato in diversi modi di Acque, di Grassi, di Pietre e di Metalli al fine di ingannar voi, che cercate questa Scienza segreta. Lasciate tutto ciò, e fate bianco il rosso, e rosso il bianco. Conoscete ed esaminate prima che cosa sono Piombo e Stagno, prima l’uno e poi l’altro; e sappiate che se non prendete le Nature e se non congiungete i Parenti con i loro Parenti più prossimi, con quelli che sono dello stesso sangue, non riuscirete a nulla (7) – (Parenti sono gli stessi elementi (corpo, spirito, anima) considerati da un lato sotto la condizione dell’individualità umana, dall’altro fuori tale condizione). Poiché le Nature si incontrano e si inseguono l’una l’altra, in putrefazione e generazione; e la Natura è dominata dalla Natura da cui vien distrutta, ridotta in polvere, fatta divenir nulla. Poi essa la rinnova e la genera più volte. Studiate e leggete, affinché penetriate la verità e sappiate che cosa è che fa imputridire e che rinnova; di quale cose si tratti; come si contraccambino amore, e come, dopo l’amore, sopraggiunga in esse inimicizia e corruzione; e come (infine) si abbraccino sino a divenire UNO. Conosciuto ciò, mettete mano a quest’Arte; se no, non datevi a quest’Opera divina, poiché non ne sortirebbe per voi che sciagura, disperazione e tristezza. Considerate dunque le parole dei Sapienti, e come essi abbiano racchiusa tutta l’Opera in queste parole, dicendo: la Natura gode della Natura, la Natura domina la Natura e la Natura contiene la Natura. In tali parole è compresa tutta l’Opera: perciò abbandonate tante cose superflue, prendete l’Acqua vivente e congelatela nel suo Corpo e nel suo Solfo incombustibile (8) – (Il Solfo incombustibile è il principio Oro preparato così che esso sia fisso, che non «avvampi» e nemmeno sfugga l’Acqua nell’operazione), fate bianca la natura e così tutto diverrà bianco. Cuocendo ancor di più, sorgerà il rosso, l’Acqua del Mare diverrà color sangue – segno, questo, del tempo di Dio, segno finale del Suo avvento, di Lui che viene per glorificare i buoni. Ma, prima, il Sole perderà la sua Luce e la Luna assumerà la funzione del Sole; poi la stessa Luna si ottenebrerà e si convertirà in sangue, e Mare e Terra si apriranno, e i corpi che erano morti sorgeranno dalle tombe e saranno glorificati, e avranno un volto più glorioso e splendente di mille Soli. E il Corpo, lo Spirito e l’Anima saranno glorificati in unità, e renderanno grazie a Dio perché, dopo tanti tormenti, pene e tribolazioni, sono giunti a un tale bene e ad una tale perfezione, da non esser più soggetti a separazione né a corruzione. Se voi non mi capite, non studiate più e non cercate di mischiarvi a noi poiché siete fuori del numero dei Sapienti. Io non potrei parlare più chiaramente (9) – (Il passo, difatti, non potrebbe esse più chiaro. Il Sole che perde la sua luce = mortificazione. Dominio della Luna = denudamento-dissoluzione-contatto. Luna che si ottenebra e si veste in rosso = reintegrazione della qualità solare non più condizionata e tale da convertite nella sua natura semplice e immortale l’intero composto umano). Se tu non mi capisci la prima volta, studia una seconda, terza o quarta volta, e così via, finché non intenderai. Poiché tutto è contenuto in questa Imagine, dal principio alla fine, nel miglior modo di esposizione che ad uomo sia possibile. Rompiti la testa per capire, affinché tu possa lavorare e nutrirti.

LUCA disse: Sappiate che Corpo e Spirito si aiutano a vicenda. Dapprima lo Spirito spezza il Corpo, affinché da lui sia poi aiutato [nell’Opera al Rosso]. Quando il Corpo è morto, abbeveratelo con il suo Latte, con quello che esso ha in se, badando che lo Spirito non fugga, ma resti sempre connesso al Corpo. E se l’uno sfugge il Fuoco, ma l’altro lo sopporta, quando saranno insieme congiunti lo sopporteranno entrambi. E sappiate che una parte del Corpo ha più poteri di dieci parti dello Spirito e che esso fortifica lo Spirito. E sappiate che il nostro Solfo brucia tutto, e che esso si trae da sé stesso, dal principio alla fine, aiutandosi secondo Natura.

IL VICARIO disse: Sappiate che senza il Fuoco nulla fu mai generato. Mettete il vostro Composto nel suo recipiente e accendete un fuoco moderato, dappertutto, non un fuoco forte e violento, poiché allora non vi sarebbe movimento dell’uno rispetto all’altro [cioè vera separazione]. Curate che il Fuoco sia lento: perché se fosse più forte di quel che occorre, il rosso apparirebbe anzi tempo (10) – (L’ermetista deve ben guardarsi da questa pericolosa deviazione, legata ad una «mortificazione» incompleta e solo apparente). Invece noi vogliamo dapprima il nero, poi il bianco, poi il rosso: la Natura non lavorando che per gradi e trasformazioni. Vi ho detto sufficientemente dell’Arte, se avete senno; poiché non avete da lavorare con più cose, ma con una soltanto, la quale si altera (11) – (In senso aristotelico, cioè: si trasforma, si muta), grado per grado sino alla sua perfezione.

PITAGORA disse: Diremo dell’altro, che non è altro, soltanto i nomi essendo differenti. E sappiate che la cosa cui alludiamo, e della quale i Filosofi parlano in tanti modi, segue e raggiunge il suo Compagno senza fuoco, come la calamita attrae il ferro. E questa cosa, nell’abbraccio, manifesta diversi colori, e la si trova dappertutto; è Pietra e non è Pietra: cara e vile, chiara e preziosa, oscura e conosciuta da tutti, non ha che un nome e ne ha molti; ed è lo sputo della Luna (12) – (Si parla dell’essere umano in generale (quando si dice: Pietra); poi si allude propriamente al corpo lunare che al ricongiungersi (dopo staccato) al suo compagno (corpo fisico) dà luogo alle trasformazioni, o risvegli, simboleggiati dai colori). Fendete la Gelina nera ed abbeveratela di latte, datele da mangiare della gomma tanto che guarisca, conservate il suo sangue nel ventre suo e nutritela di latte fino a che essa perda le sue piume nere, perda le ali e non voli più. Allora la vedrete nella sua bellezza, e le sue piume saranno bianche e rilucenti. Datele quindi da mangiare dello zafferano e della ruggine di ferro (13) – (Ferro: qualità di durezza e di Marte. La ruggine, con riferimento al suo colore, equivale ad una infusione di «rosso»), poi datele da bere sangue. Nutritela così. A lungo. Infine lasciatela: giacché non v’è veleno che possa (più) nuocerle e che essa non vinca. Ed essa guarda fissa il Sole, senza batter occhio (14) – (Si ricordi esser, questa stessa, la virtù dell’«Aquila» mithriaca e dello «Sparviero» dell’antica tradizione egiziana).

ACSUBOFO disse: Maestro, tu hai detto senza invidia ciò che devi dire. Dio ti ricompensi.

PITAGORA disse: E tu, Acsubofo, di, che te ne sembra?

E quegli disse: Sappiate che Solfo contiene Solfo e che l’una Umidità contiene l’altra (15) – (Riferimento alle radici occulte dei principi).

LA TURBA disse: Questo è tutto? Tu non dici nulla di nuovo. E quegli disse:

L’umidità è un veleno che, quando penetra i Corpi, li tinge di un colore immutabile. Poiché quando l’una cosa fugge, anche l’altra fugge; (ma quando) l’una prende l’altra, non fugge più, la Natura avendo fatto del suo simile il suo Nemico, e i due essendosi uccisi vicendevolmente. Così voi opererete; il regime è questo. Trattate con Urina di fanciullo (16) – (Si giuoca con la radice ur di «urina», che in caldaico vuol dire fuoco;e «di bambino» si riferisce a un carattere di semplicità e di natività), con Acqua marina (17) – (E’ l’Acqua del «Gran Mare» in opposto a quella dell’essere individuato) e con Acqua tersa permanente (18) – (E’ quella stessa Acqua; sono le «Acque superiori»), prima che sia tinto; e cuocete a piccolo fuoco, finché il nero appaia: poiché allora è certo che il Corpo è dissolto e putrefatto. Cuocetelo poi col suo umore (19) – (Il sangue e il potere che vi corrisponde), sino a che rivesta una Veste rossa, e continuate sino a che non vi vediate di color serpentino, che voi cercate.

SIZIO disse: Sappiate, voi tutti investigatori dell’Arte, che il fondamento di quest’Arte, a cui tutti pensano, è una cosa sola, che i Sapienti stimano come la più alta fra le Nature, ma che i Pazzi credano esser la più vile fra tutte le cose (20) – (Il corpo umano, che contiene tutti gli elementi necessari per l’Opera), siate ben maledetti, voi Pazzi. Vi giuro che se i Re sapessero di una tale cosa, nessuno potrebbe più averla.

PITAGORA disse: Di il suo nome. Ed egli disse:

E’ l’Aceto acerrimo, che rende il Corpo nero, bianco e rosso e di tutti i colori e converte il Corpo in Spirito (21) – (Deviando ad arte il discorso, si passa a parlare del Mercurio, che è l’Acqua la quale scioglie il corpo, ed è Aceto per la stessa proprietà di «solvente» nelle radici). E sappiate che se voi mettete il Corpo al fuoco senza Aceto, esso arderà e si corromperà. Sappiate che il primo umore è freddo. Guardatevi dunque dall’usare in principio un fuoco troppo violento, perché esso è nemico di ciò che è freddo; e se voi cuocerete bene (il nostro corpo) e gli toglierete la nerezza, esso diverrà Pietra, simile a marmo di una bianchezza estrema. E sappiate che tutto l’intento e il cominciamento dell’Opera è la bianchezza, dopo la quale viene il rosso, che è la perfezione dell’Opera. Io vi giuro sul mio Dio di aver cercato a lungo nei libri volendo giungere a questa Scienza, e ho pregato Dio d’insegnarmi che cosa fosse. E quando Dio mi ebbe udito, mi mostrò un’Acqua detersa, che riconobbi essere Aceto, e da allora più leggevo i Libri e più li intendevo (22) – (Ci si potrebbe, qui, riferire all’ermetico «intelletto aureo» (aurea apprehensio); con riferimento a esso è detto che «occorre aprire gli occhi dell’intelletto e dell’anima, osservando e conoscendo con la Luce interiore che Dio al principio ha acceso nella natura e nel cuore»).

SOCRATE disse: Sappiate che la nostra Opera si fa col Maschio e la Femina; cuocete sino al nero, poi sino al bianco. Cuocete tutto centocinquanta giorni, e io vi dico che se voi conoscete le Materie necessarie alla nostra Opera, e i Regimi, troverete che i loro Regimi non sono altro che opera da donne e gioco da fanciulli. Ma i Filosofi vi hanno detto di tanti Regimi per fuorviarvi. Ma che? Intendete tutto secondo Natura e secondo il suo Regime. E credetemi, senza cercare tanto. Io non vi ordino che di cuocere; cuocete al principio, cuocete nel mezzo, cuocete alla fine senza far altro; poiché la Natura si porterà a compimento.

ZENONE disse: Sappiate che l’Anno è diviso in quattro parti. L’Inverno è di complessione fredda, piovosa e acquatica. La Primavera è di un calore leggero. La terza è calda, cioè l’Estate. La quarta – l’Autunno – è molto secca e vi si colgono i frutti, giacché essi sono maturi. In questo stesso modo e non altrimenti, governate le vostre Nature, se no datene la colpa solo a voi stessi, non a noi.

LA TURBA disse: Parli bene, di qualche altra cosa ancora. E quegli: E’ abbastanza.

PLATONE disse: La nostra Gomma (23) – (GOMMA = semenza dell’Oro: come quintessenza prodotta dal fluido vegetativo dell’albero. Questo fluido non qualificato e non quintessenziato, eppure nutriente, è il Latte. L’Oro vi riprende contatto (lo schiude = lo fa riemergere come stato di coscienza), e in esso si di-scioglie) schiude il nostro Latte e il nostro Latte dissolve la nostra Gomma – ed essi crescono dentro alla Pietra di Paradiso, che è il Legno di Vita – nella quale Pietra stanno insieme due contrari, Fuoco e Acqua. L’uno vivifica l’altro e l’uno uccide l’altro; e i due essendo congiunti, (così) resteranno sempre: donde un Rosso d’Oriente e un Rosso di Sangue – e il nostro Uomo è vecchio, giovane il nostro Drago che si mangia la testa con la coda, testa e coda essendo Anima e Spirito (24) – (Devesi ricordare che, secondo la terminologia dell’epoca, lo Spirito – spiritus – si riferisce alla forza di vita, come principio intermedio fra Corpo e Anima, quest’ultima (LUCE) e non lo spirito valendo come il principio più alto). E l’Anima e lo Spirito sono creati da Lui, e l’uno è di Oriente, cioè il fanciullo, e il vecchio è d’Occidente. Il Corvo volante in aria ad agosto muta le sue piume entro un cavo di Quercia (25) – (Il « cavo » equivale all’atanòr ermeticamente isolato dall’ambiente), prima quella gialla che gli cade mangiando dei Serpi, mentre la testa gli diviene rossa come un papavero. E’ la Scaturigine del Torrente; essa scorre in due vene aventi cominciamento in un canale: l’una è salsa, l’altra è dolce (26) – (La scaturigine è ad un tempo la Bestia selvaggia di cui si dirà più sotto. E’ la forza originaria, la cui differenziazione prima è Solfo e Mercurio – corrispondenti, in fisiologia occulta, alle due correnti ìdà e pingalâ che, seguendo lo schema delle due Serpi del Caduceo, corrono ai lati della spina dorsale). Il Corvo si purga – essa lo deterge – ed egli dirà: chi mi ha pulito, mi farà rosso, altrimenti lo ucciderò e me ne volerò. Chi ha visto questo, può parlarne e recar testimonianza; se no, non può crederlo. Sveglia la Bestia selvaggia, mettile vicino degli Uccelli domestici (27) – (Le facoltà create dalle discipline preparatorie) che la afferrino e le impediscano di volare; poi, quando essa verrà presa, dà da mangiare agli Uccelli – per ricompensare la loro fatica – il suo fegato, e da bere il suo sangue, così da animarli. E al Cavallo bianco che tu monti, fa una bella coperta: e il Cavallo si farà un Leone forte ricoperto di pelo. Sotto l’uno e l’altro c’è un Grifone.

Questa cosa ha tre angoli nella sua sostanza, quattro nella sua virtù, due nella sua materia ed uno nella sua radice (28) – (Della radice, si è detto; e così pure dei due (Solfo e Mercurio), che divengono tre con la loro neutralizzazione, che è il Sale. I quattro sono gli elementi Terra, Acqua, Aria, Fuoco). Son passato per parecchi cammini, con sempre il mio Cane da presso. Un Lupo viene da Oriente, ed io col mio Cane, vengo dall’Occidente. Il Lupo morse il Cane, ed il Cane il Lupo, ed entrambi, divenuti rabbiosi, si uccisero l’un l’altro, sintantoché di essi si fece un gran Veleno, e poi una Teriaca (29) – (Composizione del Mercurio androgine, o Acqua ignea che fa da solvente magico a differenza della semplice Acqua della «via umida»). Là è la Pietra celata tanto agli Uomini che hai Dèmoni. Ciò che ognuno aveva nascosto (ora) te l’ho esposto, te l’ho detto.

TEOFILO disse: Tu hai parlato oscurissimamente. E

PLATONE disse: Esponi quanto ho detto. E quegli disse:

Sappiate, voi tutti Figli della Dottrina, che il segreto di tutto è una copertura tenebrosa, di cui i Filosofi hanno parlato tante volte; e questa veste o copertura si fa così. Fate col vostro Corpo delle Tavolette minute, e cuocetele col Veleno, due a sette e due – ed è tutto. Cuocetele in questa Acqua permanente per quaranta giorni; ritirando il vostro recipiente vi troverete il vestimento che desideravate (30) – (La veste nera, cioè lo stato di nigredo). Lavatelo e cuocetelo sino a che non vi sia più negrore, e quindi congelatelo (31) – (Cioè: fissatelo); giacché, congelato, è un Mistero grande – e se ne fa una Pietra, chiamata Dasuma, cioè grassa. Ma a tutta prima, dopo che (la sostanza) sarà putrefatta, mettete un pò di sale bianco per seccarla, perché non dia cattivo odore; ed allora troverete ciò che vi ho detto. Cuocetela finché sia come una Manna bianca; poi ricominciate, fino all’apparire dei diversi colori.

LA TURBA disse: Tu hai parlato molto bene.

NOZIO disse: Anch’io voglio dire qualcosa. Nell’Uomo vi sono due digestioni. La prima viene nel suo stomaco ed è bianca. La seconda viene nel fegato e questa è rossa (32) – (Potrebbe darsi che queste localizzazioni non abbiano soltanto valore di simbolo. Allora si potrebbe riandare anche a quel che si è detto a proposito del «Seme del chilo» a cui fa allusione Milarepa). Poiché quando mi alzo la mattina e vedo bianca la mia urina, torno a letto, e vi resto ancora tre o quattro ore. La esamino a mezzo giorno, ed essa è rossa come sangue, perché è molto cotta (33) – (Lo stare a letto equivale a «covare», a piccolo fuoco (urina) ecc. ecc.; si tratta del Regime del Fuoco). La prima non ebbe che tre ore di cottura e per questo era ancora bianca e cruda; ma dopo quattr’ore, essa è cottissima, e color sangue. Ti ho detto ciò che ho fatto. Chi ha orecchie, le apra ed ascolti; e chi ha la bocca, la tenga chiusa.

BELE disse: Tu hai parlato assai bene e senza invidia. Dio ti aiuti e dia ai Discepoli la grazia di udirti e di intenderti. Se nessun Filosofo avesse mai detto di più, la gente non errerebbe come ora fa. Poiché a farla errare sono solamente le tante parole e i nomi diversi. Ma io dico che tutti i metalli sono imperfetti sinché sono nella nerezza; per questo, essendo nero, il Piombo non è perfetto. Ma chi gli toglie la nerezza, sarà in sé stesso (34) – (Il lettore stia attento a sprazzi come questo, qua e là disseminati. Si badi che in questo passo il «nero» passa ad un diverso significato: non si riferisce alla nigredo provocata dall’Arte ma contrassegna lo stato volgare dei Metalli), e lo renderà bianco. Onde non ti serve cercar oltre. Rendi dunque bianco il Piombo, togli il rosso al Latone ed arrossa la Luna – questo è tutto. Ma intendi per tal via che il nostro Piombo è un metallo diverso da quello volgare, perché viene dalla Miniera nostra, e così pure l’Argento e tutto il Composto.

BOCOSTO disse: Hai ben parlato per quelli che verranno dopo di noi e io ti voglio Aiutare. Sappiate, o voi che cercate quest’Arte preziosa, che se voi non togliete lo Spirito dal Corpo morto, se non lo nascondete in un altro spirito e se poi di entrambi non fate un’Anima, non riuscirete a nulla. Uccidi dunque il Corpo, fallo putrefare e trai da esso lo Spirito bianco; allora l’Anima lo glorificherà. E sappiate che lo Spirito non viene dal Corpo, ma vien dallo Spirito, e l’Anima viene da entrambi. Il Corpo è Spirito, ma lo Spirito non è Corpo: l’uno ha l’altro; ma l’altro non lo tiene; tenete presente questo, altrimenti non giungerete a nulla (35) – (E’ sperabile che nessuno chieda che si parli più chiaro).

MELOZIO disse: E’ necessario far imputridire il tutto per quaranta giorni (36a) – (Vedi sul significato delle «quaresime iniziatiche», lo studio di A. Righini in «Ignis»), poi sublimarlo nove volte, nel suo vaso; poi putrefate di nuovo e coagulatelo. Sappiate che da un tale momento esso tingerà tutto ciò in cui entra, ed infinitamente. Voi avete sentito dire abbastanza spesso questo, ma nessuno lo crede finché Dio non lo voglia. E’ per giusto consiglio di Dio che accade così.

GREGORIO disse: La nostra Pietra è chiamata Efodebuts, cioè Veste di Porpora, e non è altro che uccidere il Vivo e vivificare il Morto; vivificando il Morto, tu uccidi il Vivo, e uccidendo il Vivo tu vivifichi il Morto. E sappi che ciò è una sola, medesima e non strana cosa: giacché egli stessi si uccide ed egli stesso si dà la vita.

IL VICARIO disse: Voi parlate troppo chiaramente.

BELE rispose: Tu sei davvero invidioso. E quegli disse: Vi ordino di prendere ciò che vi è stato detto, fatevi quel che dovete senza sbagliare, ed avrete un buon esempio. Se voi non sapete come procedere, fate come fa la Natura: aiutatela soltanto. Quando la Luna è in congiunzione, essa è priva di luce (36b) – (Cioè: quando il corpo fluidico o lunare è immerso nel corpo fisico); ma quando è di fronte al Sole, essa risplende. E se non fosse per l’Aria, che sta fra noi e il Fuoco, il Fuoco consumerebbe tutto (37) – («L’Intelligenza (SOLE) prende l’anima per involucro; l’anima, che è divina essa stessa, s’avvolge dello spirito (MERCURIO) e lo spirito si spande nella (compagine) animale. Quando l’intelligenza lascia il corpo di terra, essa riveste subito la sua tunica di fuoco, che essa non poteva conservare abitando questo corpo di terra, poiché la terra non sopporta il fuoco, di cui una sola scintilla basterebbe per bruciale. E’ per questo che l’acqua circonda la terra e le forma un torrione che la protegge dalla vampa del fuoco … Priva di fuoco, l’intelligenza non può fare opere divine, e soggiace alle condizioni umane»).

LA TURBA disse: Vicario, voi parlate poco e negligentemente. E quegli disse: La prima volta che vi parlerò, dirò del Peso, del Regime, dei Calori, del tempo e dei luoghi del nostro Veleno. Che ciascuno di voi parli a piacer suo. Io ho detto il mio.

BOMELLIO disse: Prendete il regale Corsusto, che è rosso, e dategli dell’urina di Vacca (38) – (Vacca, che subito dopo il testo fa corrispondere alla Natura in universale, cioè al Mercurio) sinché la sua natura sia convertita: giacché Natura converte Natura e la trasmuta. E la Natura è nascosta nel ventre del Corsusto. Nutritela, sinché essa sia divenuta adulta e possa andar da sé.

BRINELIO disse: Prendete la Materia che ognuno conosce, toglietele la nerezza e poi fortificatene il Fuoco a suo tempo, essa potendolo sopportare; ed essa assumerà vari colori. Il primo giorno sarà color zafferano; il secondo, come ruggine; il terzo, come papavero del deserto; il quarto, come sangue fortemente bruciato. A questo punto il Corpo è spirituale, tingente e purificante tutte le cose imperfette. Tale è tutto il segreto.

 

ARISTEO disse: La Pietra (39) – (La Pietra qui passa a simboleggiare la stessa Natura giunta ad esprimere, attraverso il corpo, il principio Oro dell’uomo. Questo è il Figlio, il quale nel compimento magico non riprende contatto con la Madre (contatto attivo – egli la genera a sua volta) che per dominarla) è una Madre che concepisce il proprio Figlio e lo uccide e se lo mette nel ventre. Esso allora diviene più perfetto di quel che prima non fosse e d’essa si nutre. Poi egli uccide sua Madre, se la mette nel ventre e la fa putrefare; e il Figlio diviene il persecutore di sua Madre, ed entrambi per un certo tempo hanno comuni tribolazioni. Questo è uno dei massimi miracoli di cui si sia mai sentito parlare, ed è vero, perché la Madre genera il Figlio e il Figlio genera la propria Madre e l’uccide.

LA TURBA disse: Sappiate, Figli della Dottrina, che la Pietra nostra è fatta di due cose. Tuttavia gli Invidiosi dicono che ve ne è una sola, la Radice essendo unica ed essendo tutta una Materia. Altri Invidiosi dicono che le cose sono quattro, essendovi quattro qualità – il Freddo, il Caldo, il Secco e l’Umido; ma ciò si riduce a due (40) – (Allo stesso modo che il quaternario degli Elementi riporta alla dualità ermetica Fuoco e Aria) che sussisteranno sino alla fine.

PITAGORA disse: Voi parlate bene, Figli miei, e non siete invidiosi. – Tutta LA TURBE disse: Noi parlammo assai chiaramente; ma voi ci avete ordinato di non parlar troppo chiaro, altrimenti i PAZZI ne saprebbero quanto i Saggi di questa Scienza. – E PITAGORA disse: Se parlaste chiaro, vorrei che le parole vostre non fossero scritte in nessun libro. Ma vi ordino anche di non esser troppo oscuri.

BALEO disse: Vi dico che la Madre è a lutto per la morte di suo Figlio, e il Figlio porta una veste di gioia color sangue per la morte di sua Madre; e in tal modo i due si contraccambiano. La Madre è sempre più pietosa verso il Fanciullo che non questi verso di lei.

STICO disse: Se non togliete il Fuoco, che è chiuso nel Corpo e non lo aggiungete all’Acqua, voi non concluderete nulla (41) – (Sintantoché è nel corpo, il principio generale igneo è privo di forza e come un morto chiuso nel suo sepolcro. Occorre che l’Acqua sciolga il corpo, cioè trasformi la condizione corporea nella modalità fluidica, perché quello risorga). Perciò vi comando di lavar la Materia vostra col Fuoco e di cuocerla con l’Acqua; giacchè la nostra Acqua la cuoce e la brucia, il nostro Fuoco la lava e la denuda. Ed intendete bene la mia parola, senza rompervi la testa ad imaginare tante cose. Sappiate che da nulla non si genera nulla, e che il simile fa il simile. E voi non troverete ciò che cercate nella cosa, se in essa non c’era – checché facciate (42) – (Ciò potrebbe anche alludere a quella predestinazione per presenza di una eredità primordiale o trascendentale, che quasi sempre fa da condizione per le realizzazioni iniziatiche non legate a regolare trasmissione di un potere).

BONNELLO disse: Sappiate che l’Acqua nostra non è l’Acqua volgare, ma un’Acqua permanente che cerca senza sosta il suo Compagno. E quando essa lo trova, lo prende subito, e l’uno e l’altra fanno una sola cosa. Essa lo compie, ed egli la compie, senza (che entri) una qualsiasi altra cosa; e tutto si fa Acqua, un’Acqua dapprima ricoperta di nigredine; e quando voi vedrete divenir nero ( il Compagno), sappiate che la nigredine durerà soltanto quaranta giorni, al più quarantadue; poi voi lo vedrete bianco e denso, il che è segno che il Fisso comincia ad aver dominio sull’Umido, che il Secco beve il Freddo e che il Caldo si congela da sé stesso (43) – (Il Compagno è il Maschio dell’Acqua e qui si parla di nuovo del processo di fissazione che volge verso la rubedo).

SISTOCO disse: Voi, che cercate quest’Arte, ve ne prego, lasciate tutti questi nomi oscuri, perché la Materia nostra non è che una, e cioè Acqua. Ma che? Quando un cieco ne guida un altro, entrambi finiscono nel fosso. Voi potete far tutto, ma è la Natura a compiere. Cuocete il Nero, cuocete il Latte, cuocete il Fiore del Sale, cuocete il Marmo, cuocete lo Stagno, l’Argento, il Bronzo, il Ferro, il Sole, e voi avrete tutto. Vedete che io vi ordino soltanto di cuocere, giacchè il Fuoco lento è tutto.

EFISTO disse: Sappiate che il Fuoco leggero è causa di perfezione, e quello contrario [cioè: violento] è sempre causa di corruzione. Perciò cuocete dapprima a fuoco lento, fino a che tutto sia capace di sopportare un fuoco forte; perché se rafforzate il vostro fuoco, (la Materia) non si dissolverà, e non dissolvendosi mai perverrà alla congelazione. Difatti il Corpo non può cuocere l’Acqua in tutte le sue parti, né interamente, e il Fuoco, che è chiuso dentro il Corpo, non si risveglia né si eccita prima che il Corpo sia dissolto.

 

MORIENO disse: L’Acqua tinge l’Acqua, e l’un Umore tinge l’altro, e l’un Solfo l’altro, e il Bianco a poco a poco imbianca il Rosso (44) – (Si tratta del Rosso volgare, la cui virtù però si riafferma nel superamento dell’albedo), al pari che questo a poco a poco arrossa il Bianco; e l’uno rende volatile l’altro e poi questo lo fissa e poi si fa Uno in una sostanza media perfetta più che lo fosse prima ciascuna delle due cose separatamente. Intendimi, lascia queste Erbe, queste Pietre, questi Metalli e queste specie estranee, e prega Dio con tutto il cuore che ti faccia essere dei nostri.

 

BASEM disse: Voi non potete giungere a fine senza illuminazione, senza pazienza e senza il coraggio di aspettare; poiché senza pazienza non si entra in quest’Arte. Come, voi credete di intendere la Materia nostra la prima volta, o la seconda, o la terza? Non cessate di leggere finché dubbio sia in voi; che questo Libro vi sia come una luce dinanzi agli occhi, ed abbiate la pazienza di aspettare. Al tempo mio ho conosciuto un grande Filosofo, che ne sapeva quanto me e quanto nessuno di noi. Ma a causa della sua impazienza, della troppa fretta e della troppa brama, per giustizia di Dio, io credo, a causa della forza del Fuoco egli perse tutto e non poté vedere ciò che voleva. Per questo Pitagora, il Maestro nostro, dice che chiunque leggerà i nostri Libri, vi si fermerà senza distrarsi, e pregherà Dio – comanderà nel Mondo. Voi cercate un grande segreto – e non vorreste darvi della pena? Non vedete che un uomo uccide l’altro, se non persino sé stesso, per denaro? Che cosa non dovreste fare, e quale pena non darvi, pur di giungere a questa Scienza sì alta, di profitto sì grande? Quando voi piantate e seminate, non attendete, per il frutto, sino al tempo della maturazione? Come vorreste dunque avere il frutto di quest’Arte in così breve tempo?

Io ve lo dico, affinché poi non mi malediciate: in quest’Arte ogni precipitazione viene dal demonio, che cerca di sviare gli uomini dai loro buoni propositi. Siate saldi, ed abbiate fiducia nel vostro Maestro, così come noi lo abbiamo nel nostro. Per aver avuto fiducia in lui e per aver saputo, noi abbiamo avuto profitto. Del pari, se voi crederete, avrete profitto.

BELE disse: Voi avete dato buoni consigli ai Discepoli. Ma io vi dico che Dio ha creato il mondo con quattro Elementi, e il Sole ne è Maestro e Signore. Non se ne vedono tuttavia che due: la Terra e l’Acqua. E vi è un’Aria racchiusa nell’Acqua e un’altra nella Terra; a l’Aria è tratta dal Fuoco, che tiene la Terra nell’Aria; e la Terra tiene l’Acqua e il Fuoco sopra l’Aria (45) – (Da qui sino al discorso di Sirio, il simbolismo si fa quasi un indovinello con una lieve punta, anche, di presa in giro. Lasciamo il commento a coloro nei quali l’interesse per l’ermetismo si unisce a quello per il rebus). La Terra e il Fuoco sono amici; l’Aria e l’Acqua sono amici. Il Fuoco è amico dell’Acqua mediante l’Aria e l’Aria è amica della Terra mediante l’Acqua. E l’Acqua tiene l’Aria sopra e sotto, e la Terra tiene l’Aria e anche l’Aria tiene la Terra. Il Fuoco è tenuto nella Terra e l’Aria lo apre e lo rinchiude nell’Acqua; e l’Acqua lo apre a mezzo dell’Aria e lo mette nell’Aria rinchiusa nella Terra a mezzo del Fuoco che anche lui vi è racchiuso. L’Aria apre, e il Fuoco arresta l’Acqua in Aria, e l’Aria apre il Fuoco nella Terra. Chi intende queste mie parole, è benedetto; perché nessuno parlò mai più chiaramente. Sono le parole del nostro maestro Pitagora.

AZARMO disse: Quando Dio fece il mondo, lo fece rotondo perché avesse maggior capacità. E il Padre di tutto è il Figlio di suo Zio e suo Zio è figlio di questo Padre. Il Figlio è Fratello dello Zio e il Padre è sua sorella. Il Figlio è Padre dello Zio, e lo Zio è Figlio del Padre, e il Padre è il Figlio di suo Zio, che è Figlio di lui. E chi non mi intende, non mi crede. Sua Sorella è Padre del Figlio, e il Padre è Zio grande di sua Sorella, che è Padre del Figlio. Il Figlio è la Madre del grande Zio di sua Sorella, che è suo Padre e suo Figlio è suo Zio e sua Sorella è sua Madre e sua Figlia. E la Figlia è Nipote del Padre, che è Figlio di lei, e quello è Padre di lei, che è suo Figlio. Intendete noi due, che parliamo bene; giacchè Dio ha voluto che noi parlassimo così con la Sua giustizia e il Suo giudizio.

IL VICARIO disse: Voi parlate assai oscuramente, e troppo. Ma io voglio indicare completamente la Materia, senza tanti discorsi oscuri. Io ve l’ordino, Figli della Dottrina: congelate l’Argento vivo. Di più cose, fatene due, tre, e di tre una. Uno con tre è quattro. 4, 3, 2, 1, da 4 a 3 vi è 1, da 3 a 4 vi è 1, dunque 1 e 1, 3 e 4. Da 3 a 1 vi è 2, da 2 a 3 vi è 1 da 3 a 2, 1 – 1, 2, 3 a 1, 2 di 2 e 1, 1. Da 1 a 2, 1, dunque 1. Vi ho detto tutto.

SIRIO disse: Voi tutti siete invidiosi. Sappiate, Figli della Dottrina, che il Fanciullo è generato da Uomo e Donna, e se i due Spermi non sono insieme congiunti, voi non farete nulla. Ma quanto lo Sperma della Donna giunge alla porta della Matrice e incontra lo Sperma dell’Uomo, essi si uniscono. E l’uno è caldo e secco, l’atro freddo e umido. Non appena vi sono entrati, essi si mescolano.

Natura, che governa per volontà di Dio, chiude la porta della Matrice – ed essi sono rinchiusi in una pelle nella Matrice e che ne è una camera. Quella porta e la cellula di detta pelle, dove sono gli Spermi, sono così bene chiuse, che la Donna non ha più le sue purgazioni e nulla più ne esce. Dunque si mantiene il color naturale, tutto intorno alla Matrice, dolcemente, digerendo insieme i due Spermi; e lo Sperma dell’Uomo non fa che convertirsi e morire in quello della Donna, ed allora a poco a poco la sostanza emessa dalla Donna accresce lo Sperma, lo nutrisce e l’ingrossa e si converte a mezzo dell’opera dello Sperma dell’Uomo e del calore naturale, in aiuto al Composto complessivo; e si cuoce, digerisce, sottilizza e purifica, sintantoché lo Spirito abbia movimento in questo Composto. Nei primi quaranta giorni c’è movimento, nei giorni seguenti esso si fa latte, poi sangue, poi membra principali, formazione di cuore e di fegato e di altri organi. Ed allora le purgazioni, che erano sporche, sanguigne e nere di putrefazione, s’imbiancano per decozione e son portate bianche alle mammelle, donde poi il Fanciullo si nutre finché diviene grande. Ed allora gli si dà da bere ogni sorta di bevande, e da mangiare vivande d’ogni genere: ed egli cresce e si fortifica nelle ossa, nei nervi, nelle vene e nel sangue.

Ne è dal pari per Opera nostra, per chi bene l’intenda. E sappiate che benché diciamo in più luoghi: mettete questo, mettete quello – tuttavia noi intendiamo che non bisogna mettere che una volta per tutte e chiudere sino alla fine, per quanto diciamo: aprite e mettete. Si è che tutto questo lo abbiamo detto a fine di far sbagliare parecchi.

Ma i Sapienti, che intendono le nostre parole, conoscono la nostra intenzione, e come Natura si conduca. Difatti noi non facciamo altro che fornire alla Natura una Materia con cui essa possa lavorare secondo la sua intenzione, come vedete accadere in ogni generamento. Quando vogliamo far nascere un Albero, in primo luogo ne seminiamo la semenza perfetta, che è venuta da esso poiché ogni semenza fa un frutto simile a quello di cui è semenza; una volta seminatala, la lasciamo in terra. Allora essa s’imputridisce e mette fuori un germoglio bianco che la Terra nutrisce, e in virtù della semenza attiva, che è nel seme putrefatto, esso cresce tanto da dar luogo ad un albero, come quello da cui la semenza proviene. E da quest’Albero viene un’altra semenza, che può ancora moltiplicarsi all’infinito (46) – (Una delle possibili applicazioni di questo simbolismo della moltiplicazione ermetica si riferisce alla trasmissione iniziatica, che pone la semente donde si trarrà la nuova pianta [il «neofita»]). Così, quanto a noi, non facciamo altro che dar aiuto alla Materia, e la Natura la compie.

Parimenti, se va con più Uomini, una Donna non concepirà mai; e se per caso concepisse, farà un nato-morto. Poiché se voi mescolate cose crude con cose cotte, ne verrà una cattiva digestione. Onde ci occorrono soltanto i due Spermi di uguale radice. Cuocendoli, essi si altereranno; ma voi li aiuterete nel modo che vi si addice, sino in fondo. Fate dunque cosi, mettete da parte tante parole e tanti regimi, guardate come Natura opera, e procurate di imitarne il regime. Non siate così temerari da pensar di fare con i vostri regimi più che essa stessa: poiché se essa non fa, di certo non sarete voi a fare, con mezzi di vostra escogitazione. Nessuno può fare la nostra Pietra, se non con la sola nostra Materia (47) – (Qui per «Pietra» si intende la «Pietra Filosofale», e non quella «greggia» o «volgare», che qui è invece designata dall’espressione: «nostra Materia») e mediante un solo nostro Regime. Perciò lasciate tutte queste parole strane e conformatevi alla Natura: giacché vi dico che non c’è altro a farvi fallire, se non le parole strane e le espressioni diverse, e i regimi, e tutti quei dosamenti, di cui si dice. Ma notate che, quale sia il modo con cui (i Filosofi) hanno parlato, Natura è una sola cosa, essi sono tutti d’accordo e dicono tutti lo stesso. Ma i Pazzi prendono le parole tali quali le diciamo, senza capire né il che, né il perché. Essi (invece) dovrebbero considerare se le nostre parole sono ragionevoli e naturali, ed allora prenderle (come sono); ma se esse non sono affatto ragionevoli, essi debbono risalire all’intenzione nostra, e non tenersi alla lettera. Ma sappiate che noi siamo tutti d’accordo, qualunque cosa diciamo. Accordate dunque l’uno a mezzo dell’altro, e considerateci; poiché l’uno rischiara ciò che l’altro nasconde, e chi veramente cerchi, può trovare tutto. E chiunque vede i nostri Libri e li intende, non ha bisogno di cercare questo o quel luogo, né di sciupare il proprio danaro [per operazioni di alchimia volgare].

BASEN disse: Tu sei troppo ardito. Il nostro Maestro non intendeva che si parlasse tanto chiaramente.

E quegli disse:

Io non voglio essere invidioso come voialtri. Sappiate, voi tutti che cercate quest’Arte, che certi Filosofi,volendo nascondere quesata Scienza, hanno detto che bisogna operare in date ore e si sono espressi per immagini. Ma io ti dico che questo non è necessario, non è d’aiuto né di nocumento: poiché la Materia è sempre pronta a ricevere la virtù che le si addice. E il Maestro nostro lo esprime più chiaramente dicendo: La nostra Medicina si può fare in ogni luogo, in ogni tempo, in ogni ora, in ogni persona, si trova per ogni dove e non c’è necessità di far nulla [in senso esteriore]. Ma quelli che dicono questo (48) – (Verosimilmente devesi leggere: «ma quelli che dicono altrimenti») mirano ad occultare la Scienza. Poiché ti dico che tu stesso, quando la conoscerai, la occulterai. Perciò, non stupirti se essi la nascondono, questa essendo la volontà di Dio.

LANO disse: Sappiate che l’Opera nostra è fatta di 3, di 4, di 2 e di 1 – e il Fuoco è 1 e 2, e i Colori sono 3 e i Gironi 7 e 3 e 4 e 1 – e intendetemi (49) – (Quando il Fuoco magico, che è l’Uno, passa al due, si riferisce alla polarità di sottile e spesso, di volatile e fisso – ovvero al suo aspetto androgine, che la contiene in se; quando passa al tre il riferimento è al Sale, cioè al prodotto di interferenza e di neutralizzazione del due; quando al quattro, v’è di mezzo l’«uomo degli elementi», che si specifica poi secondo il settenario planetare [numero sette]). E sappiate che se fate troppo fuoco, l’Aceto se ne volerà e voi troverete sotto la Casa come dei piccoli nodi bianchi; giacché l’Aceto è spirituale e se ne vola. Per questo vi ordino di procedere con saggezza e a piccolo fuoco; poiché il piccolo fuoco soltanto può raccogliere il calore del Solfo dissolto. Altrimenti voi non giungerete a nulla. E sappiate che Dio creò una Massa e sette Pianeti e quattro Elementi e due Poli, là dove tutto è sostegno a se stesso, e nove ordini di Angeli e due Principì – Materia e Forma (50) – (La traduzione alchemica dei termini aristotelici è: Oro (Solfo) = forma o attualità o individuale; Mercurio (Acqua) = materia, potenzialità o universale). Intendete ciò che vi ho detto, poiché vi ho rivelato delle Meraviglie.

ACSUBOFFE disse: Mettete l’Uomo rosso insieme alla Femmina bianca in una casa rotonda (51) – (L’Atanor, equivalente al «letto», al cavo della Quercia, all’Uovo, alla Matrice chiusa, ecc. ) circondata da un calore lento e continuo, e lasciateli là sinché tutto sia convertito in Acqua – non volgare, ma filosofica. Allora, se voi avete operato bene, vedrete una nerezza sulla parte superiore, che è segno di putrefazione, la quale dura quaranta o quarantadue giorni. Lasciateli là tutti e due a lungo, finché non vi sia più nerezza, e alla fine fate come al principio. E sappiate che la fine non è altro che il principio e che la morte è causa della vita, e il principio è causa della fine. (Dovete procedere finché) vediate nero, vediate bianco, vediate rosso – ecco tutto; giacché questa morte è vita eterna dopo la morte gloriosa e perfetta (52) – (Notare la concordanza con i termini dei Misteri antichi. La morte gloriosa e perfetta è la morte iniziatica, con la quale la fine dello stato umano costituisce in pari tempo il principio del (risveglio) che è la «vita eterna»).

LA TURBA disse: Sappiate che voi avete udito le verità. Prendetele come sono, e distinguetele come si distinguono le erbe buone dalle malvage. E sappiate che nell’Opera nostra si deve cuocere sette volte (53) – (Possibile riferimento ai sette centri, corrispondenti alle forze delle sette metallità planetarie), e in ciascuna delle sette (cotture) va prodotto un colore sino alla perfezione sua. E quando essa è perfetta, si ha una Tintura viva, così eccellente, che mente d’uomo non può comprenderla e che essa non è nulla, né la Materia, né il Regime. E se si sapesse il Regime vero e lo si comunicasse ai Pazzi, essi direbbero che non è possibile, con un sì piccolo Regime, far cosa sì preziosa. Ma voi lasciateli alle loro idee, e non frequentateli credendo chi sa che; ma intendete noi e conoscete le Radici da cui tutto trae moltiplicazione.

TEOFILO disse: Sappiate che tutta la Turba ha ben concluso.

PITAGORA disse: Lasciateli parlare – e voi, tacete. Voglio che ognuno di voi parli di nuovo. Poiché gli invidiosi hanno talmente guastata questa Scienza, che ormai soltanto qualcuno vi presta fede, e che un tale dono di Dio vien considerato falso. Ma io vi dico che è una cosa che io so, che ho veduto e toccato. E so la ragione, che è dappertutto, in Erbe ed Alberi e Uomini e Angeli e in ogni Natura.

TEOFILO disse: Maestro nostro, mi sembra che i Serpenti abbiano un veleno nel loro ventre, pel quale, se se ne mangiasse, si morrebbe. Chi però prendesse il veleno in una pasta, detta Terìaca, un veleno consumerebbe l’altro, e impedirebbe la morte (54) – (Possibile riferimento al metodo di ritorcere il veleno contro sé stesso, o metodo autoconsuntivo, che, fra l’altro, è anche quello di certe «Acque corrosive»).

Socrate disse: Sappiate che i Filosofi hanno chiamata Acqua-di-vita l’Acqua nostra, ed hanno detto bene: giacché dapprima essa uccide il Corpo, poi lo fa vivere e lo rende giovane.

SERVILIO disse: Tu sei invidioso. – E quegli disse: Dite quel che vi piace. Sappiate che la Materia nostra è un Uovo, la chioccia è il recipiente, e dentro vi è del bianco e del rosso. Lasciate che sua Madre lo covi sette settimane, o nove giorni, o tre giorni; o una, o due volte: o sublimatelo, come volete, a piccolo bagno, duecentottanta giorni; e ne verrà un Galletto dalla cresta rossa, dalla piuma bianca e dai piedi neri. Io ti ho detto ciò che i miei Fratelli ti avevano nascosto. Intendimi.

ARISTOTILE disse: Sappiate che molti parlano in modi diversi; ma la verità è una sola cosa, sta nel concime e si conosce da sé stessa.

PITAGORA disse: Come, Aristotile, ardisci parlare? Tu non sei ancora tanto sapiente per poter parlare con noi. Tu devi ascoltare. Tuttavia ciò che hai detto è vero. Ascolta i Maestri e Platone.

LUCA disse: Mi sono molto meravigliato del Sole, perché quando (lo) guardo attraverso una forte e fitta nube, essa appare gialla, verde, rossa e turchina, e questi sono i nostri diversi Colori, che il Solfo fa apparire.

NOSTRIO disse: Prendete la pietra chiamata Benibel; poiché tutta la sua Acqua è color porpora e rosso serpentino (55) – (Il sangue è l’Acqua rossa del corpo umano). Lavate dunque la Sabbia del Mare (56) – (Stesso simbolismo dello «sputo della Luna») finché sia bianca, lasciatela seccare al Sole e Venti diversi si leveranno dall’Occidente, poi sul Mezzogiorno il Sole verrà nel suo regno, poi si leveranno i venti d’Oriente; venti d’Occidente; infine tutto ritorna calmo.

ARCHIMIO disse: Sappiate che Mercurio è nascosto sotto i raggi del Sole, e la Luna glieli fa perdere e li assorbe e lo domina (57) – (Impossibilità di prender contatto con lo stato Mercurio finché domini la luce dell’Oro volgare. A ciò, è necessario che quest’Oro sia neutralizzato e disciolto (dominio della Luna). Poi Mercurio lo reintegrerà e trasformerà in Oro-Sole regale e filosofale, il quale a sua volta «vestirà» e «tingerà» in rosso i suoi sei compagni). Tuttavia questo dominio le è stato concesso dal Sole per due soli giorni. Dopo, essa lo restituisce al Sole e andrà declinando. E Venere è la Messaggera del Sole, e gli fa avere la sua Signoria; ed è Marte quello che (dopo gli si) presenta. E quando il Sole ha ripreso il suo Regno, per la pena che i suoi sei compagni si son presa, dà loro delle bellissime vesti della sua livrea. Sappiate dunque o Figli, che il Sole, come vedete, non è affatto ingrato verso i suoi Servi (58) – (Servi e compagni; i poteri con cui il Sole è associato nel composto umano e che fan da base alla sua manifestazione contingente). E chi ha visto ciò, ne parla con certezza, e l’intende con chiarezza.

IL FILOSOFO disse: La Materia nostra è chiamata Uovo, Serpente, Gomma, Acqua-di-vita, Maschio, Femina, Benabel, Corsuflo, Terìaca, Uccello, Erba, Albero, Acqua. Ma tutto non è che una cosa sola, cioè: Acqua; e non v’è che un Regime, cioè: Cuocere.

DANAO disse: Sappiate che alcuni invidiosi hanno detto che questa Opera si fa in tre giorni, altri in sette, altri in uno. Essi dicono tutti il vero, secondo la loro intuizione. Ma sappiate che i nostri mesi durano ciascuno ventitré giorni, e due giorni. E la settimana di ciascun mese ha sette giorni, ed ogni giorno quaranta ore. Giacché si tratta di tempi e di ore nostre (59) – (Si avverte cioè enigmisticamente che il tempo e la partizione del tempo qui non hanno a che fare con ciò che s’intende comunemente coi termini accennati).

EXIMIGANO disse: Bagnate, seccate, annerite, imbiancate, polverizzate ed arrossate – ecco, in poche parole, esso tiene in sé tutto il segreto dell’Arte. L’1 è il nero; il 2 bianco, e il 3 rosso. 80, 120, 280, due li fanno , e son fatti 120. Gomma, Latte, Marmo, Luna, 280. Rame, Ferro, Zafferano, Sangue, 80. Pesca, Pepe, Noce. Se mi intendete, sarete felici. Se no, non cercate più, poiché tutto è in queste mie parole.

NOSTIO disse: Sappiate che Uomo non può produrre che Uomo; Uccello che Uccello; e Bruto che Bruto. E sappiate che niente si corregge, se non a mezzo della sua natura e semenza (1) – (La rettificazione o purificazione iniziatica di un elemento o facoltà, si compie resuscitandone la radice occulta e non – condizionata, il che viene anche detto: «ridurre alla materia prima»).E sappiate che qualunque cosa possiamo dire, noi siamo tutti d’accordo. Ma gli ignoranti credono che siamo discordi. Sappiate tutta via che tutto è uno, che occorre un piccolo Fuoco per dissolvere, altrimenti la frigidità dell’Acqua ci sarebbe contraria mentre noi vogliamo che essa domini sul suo corpo. (Ma) la frigidità come potrebbe dominare, se essa venisse consumata (a causa di Fuoco forte)? Ecco perché noi abbiamo spesso parlato del piccolo Fuoco: a mezzo di cotal Fuoco la nigredine appare, che è lo Spirito alterante l’altro Spirito (2) – (Quello corporale dell’essere individuato). Dopo la tenebra viene la chiarezza, dopo l’angoscia la grande gioia – e fondar su Pietra marmorea, tale è la nostra intenzione e la nostra parola continua.

IXIMINDRIO disse: Sappiate che il nostro primo Spirito si altera, il secondo si mescola, il terzo arde. Perciò dapprima mettete su nove once la Materia nostra dell’Aceto, e due volte tanto del primo all’atto di applicare il Fuoco nostro; e fate cuocere Bembel, Yeldic, Salmich, Zarnech, Zenic, Orpimento bianco, Solfo rosso – il nostro, non quello volgare. Bembel è nero, e così pure Yeldic: dominano in Inverno durante le piogge quando le notti sono lunghe. E il Sole a quel tempo scende di ottanta o ottandadue gradi dal segno della Vergine in quello della Bilancia e dello Scorpione – che sono freddi ed umidi. Poi viene Zarnech e Zenic bianchissimo, e Orpimento che interviene quando la Luna ascende di altri tre gradi, gli uni semifreddi e umidi, gli altri semicaldi e umidi, ciascun segno durando ventitre punti del loro numero. E il nostro Solfo è rosso quando il calore del fuoco attraverso le nubi e si congiunge con i raggi del Sole e della Luna. E Venere ha già vinto Saturno e Giove, per via della complessione sua. Allora Mercurio, che non ha più soccorsi, scende, tutte le influenze celesti essendo contro di lui, e il Fuoco, e Venere; ed il Sole ne brucia i raggi freddi ed umidi. Ed allora, per la grande opposizione che intercorre fra caldo e freddo, Mercurio sfavilla, getta scintillamenti spirituali impalpabili, e in questo frangente scende giù per i tre segni caldi e secchi, e resta in ciascuno quarantatre ventiquattresimi di un grado, e un terzo. Chi non mi intende, legga di nuovo: poiché io chiamo Dio a testimonio che questa è la parola più chiara che abbia mai udita nell’apprendere questa Scienza. Io stesso ho fatto così.

EXIMIGANO disse: Sappiate che tutto il nostro primo scopo è ottenere la vera veste tenebrosa; poiché dovete sapere che senza il nero, non potete far bianco. Prendete dunque la Pietra rossa, imbiancatela di nerezza ed arrossatela di bianchezza. E sappiate che nel ventre della nerezza è nascosta la bianchezza; traetela fuori come sapete e poi traete dal ventre di questa bianchezza il rosso, come voi vorrete, giacché tutto poggia su questi tre punti.

LA TURBA disse: Maestro, tutto ciò che diciamo non è altro che far del fisso il volatile e del volatile il fisso; e poi fa di tutto qualcosa che non è né secco né umido né freddo né caldo, né duro né molle, né fisso né troppo volatile – qualcosa di intermedio fra i due: giacché esso tiene in se due Nature insieme congiunte. E sappiate che ciò si fa in sette buoni giorni (60) – (In senso così simbolico, come per i sette «giorni» della «creazione»), non in un momento. Poiché ogni alterazione avviene a mezzo di continua azione e passione. Di ciò prendete nota.

ARCHIMO disse: Prendete Arzent: sono Vermi neri dallo sguardo orribile e veleno di tegole vecchie color rosso-marino; cuoceteli ad un fuoco né troppo caldo né troppo freddo: ché, se fosse troppo freddo, non si altererebbero; ma se troppo caldo, non si otterrebbe congiungimento per vero amor di sé stessi. Prosegui col Fuoco tuo per tre giorni, a mo’ di chioccia, e come un avvolgente calor di febbre (61) – (In questa frase, mediante una efficace analogia, è data una chiave fondamentale per la tecnica del Fuoco ermetico e del «cuocere» alchemico): custodendoli bene nel loro guscio. E sappiate che al loro alterarsi, essi da se stessi si completano e si abbelliscono. Sappiate (però) che se voi procedete senza peso giusto, vi sarà un gran ritardo e un gran pericolo di fuoco; per il qual ritardo crederai di aver fallito. Ai miei tempi ho visto un uomo che ne sapeva quanto me e più di tutti, e lavorando, per la sua fretta, avarizia e bramosia, non poté veder la fine: credendo di aver fallito, abbandonò l’Opera. Siate saldi, non volubili d’intelletto, tanto da credere or questo ed or quello, ora da dubitare ed ora da avere fiducia. Prima di impegnarti, considera bene ciò che ti diciamo, e pensa spesso alle nostre parole.

 

MINDIO disse: Sappiate voi tutti, o Investigatori di quest’Arte, che lo Spirito è tutto, e che se in questo Spirito non è celato un altro Spirito simile (62) – (E’ la quintessenza, l’Acqua-di-Vita, il gran Mare generatore in cui sbocca chi è passato attraverso la morte iniziatica. In particolare, è il corpo sottile che viene spagiricamente tratto dal corpo fisico, di cui è radice), non c’è di che profittare per qualsiasi cosa. E sappiate che quando la Magnesia è bianca dopo la nigredine, ciò è avvenuto. E sappiate che esso esce dal Corpo ed uscendo migliora sé stesso. Voi siete liberi di cercarlo, sol che abbiate (poi) precauzione nel governarlo. Difatti quelli che ignorano il Regime agiscono da ciechi, come un asino che dia il tocco ad un’arpa. Non preoccupatevi per udire tanti nomi e di sì diversi Regimi, poiché la Verità di Natura è una, nascosta nel ventre suo; ed allora si compirà la parola del Maestro nostro, che dice; Natura gode di Natura, Natura domina Natura, Natura contiene la Natura.

 

PITAGORA disse: Voi tutti avete detto benissimo. Ma sappiate che qualcuno ha parlato più chiaramente degli altri. E vi dico che nell’Opera nostra fin dal principio si ha da lavorare con due Nature, che sono di una medesima Sostanza. L’una è cara e l’altra è vile; l’una dura e l’altra acquea; l’una rossa e l’altra bianca; l’una fissa e l’altra volatile; l’una Corpo e l’altra Spirito; l’una calda e l’altra secca; l’una maschio e l’altra femina, di gran peso e di materia vivissima. E l’una uccide l’altra; ed esse non sono altro che Magnesia e Solfo (63) – (Cioè Luce astrale (Magnesia) e forza ignea magica individuata (Solfo). Prestare attenzione, qui, alla polisemia dei vari simboli). E sappiate che sul principio l’una domina le tre parti; e l’altra, che è stata uccisa, comincia a dominare e ad uccidere il suo Compagno in quattro parti; e dalle tre parti si eleva Kuhul nero, Latte bianco, Sale sciolto, Marmo bianco, Stagno e Luna; e dalle quattro parti si eleva Rame, Ruggine, e Ferro e Zafferano e Sangue, Oro e Sangue, e Papavero, e lo Spirito-velenoso-che-ha-divorato-il-suo-Compagno (64) – (Ciò trova riscontro nel disprezzo che nel testo «Trionfo Ermetico» la Pietra manifesta per Solfo e Mercurio volgari; il ternario, quale dominio dell’incorporeo, viene riportato al principio lunare, mentre il quaternario, dominio del corporeo, viene inteso come la vera miniera del principio solare). E sappiate che l’uno ha bisogno dell’altro, poiché voi senza lo Spirito non potete rendere né spirituale né penetrante il Corpo duro; del pari, non potete far né corporale, né fisso, né permanente lo Spirito senza Corpo. Il quale Corpo è rosso e maturo, mentre lo Spirito è frigidissimo e crudo dentro la sua Miniera (65) – (Ciò vuol dire che il processo naturale di compimento, di «cottura», in un certo senso nel corpo è già a termine, mentre non lo è nel mondo dell’anima, che è ancora «cruda», cioè non formata, caotica, volatile, priva ancora della calda, magica virtù di ciò che Artefio chiama sangue spirituale). E sappiate che fra Acqua vivente e Stagno bianco e puro non c’è prossimità e natura, se non come comunanza – l’Acqua viva avendo un certo suo Corpo, al quale si congiunge. E sappiate che chi non capisce quanto ora ho detto, non è che un asino, e mai deve darsi a questa Arte, essendo predestinato a non giungere a nulla. Lasciate Uomo e Natura umana; lasciate i Volatili e la Pietra marina, il Carbone ed i Bruti, e prendete la nostra Materia metallica. E sappiate che se ve ne fossero ventiquattro once (12 x 2), soltanto un terzo ci basterebbe, cioè otto once (7 + 1). Cuocetene tre al bianco, e con Sole, e verrà il nero per quaranta giorni. E sappiate che la prima Opera si fa più rapidamente della seconda; e la seconda si fa dal dieci Settembre sino al primo Febbraio, col gran caldo d’Estate: e una volta passati gli Inverni e le Primavere, i frutti sono già maturi e da cogliersi dagli Alberi. Qui accade la stessa cosa (66) – (Qui si allude forse ai periodi effettivi astrologicamente più opportuni per l’Opera. Per l’antagonismo fra esterno e interno, interiormente v’è calore (estate) quando il gelo regna nella natura esteriore. Nel simbolismo, l’inverno è tuttavia riferito generalmente alla nigredo, la primavera al fiorire del Bianco e l’estate alla maturazione propria all’ultimo stadio della Materia).

LA TURBA disse: A parte la reverenza che vi dobbiamo, ci sembra, o Maestro, che abbiate parlato troppo chiaramente.

Ed egli disse:

A voi sembra così; gli Ignoranti però, quand’anche si parlasse ancor più chiaramente, riuscirebbero appena ad intendere.

LA TURBA disse: Bisogna celare ai Pazzi, e rivelare ai Saggi – e non altrimenti: se no, l’esito di tutto sarebbe una dannazione.

FLORO disse: Nell’Acqua del Solfo sono mescolate due nature; ed essa si congela e si prosciuga, si altera, si imbianca e si arrossa con l’aiuto del Fuoco, amministrato esattamente e congruamente.

BRACCO disse: Prendete l’Albero bianco di cento anni, circondato da una Casa tonda di caldo umido, chiusa alla pioggia, al freddo e al vento. Metteteci il suo Uomo, che ha cento anni (67) – (L’Albero bianco è il Mercurio, arbor vitae; il suo Uomo è l’Oro; la casa tonda è l’«atanòr» ermetico; e il numero 100, che anticamente fu usato come simbolo di compimento, indica eventualmente un’opera di preparazione e di integrazione antecedente la chiusura nell’uovo filosofale). E io ti dico che se tu ve lo lasci centottanta giorni, questo Vecchio mangerà tutti i frutti dell’Albero, fino a morirne e a convertirsi in cenere. E resterà altrettanto tempo (68) – (Nuovo ciclo di compimento): né più, né meno.

ZENONE disse: Sappiate che l’Albero bianco vien su dalla Miniera nera di ottant’anni: altri dieci anni lo fanno bianco e bello; gli altri, rosso in vari gradi. E sappiate che se voi non tingete la Luna conservata nel vostro Vaso, fin che essa non si faccia risplendente come il Sole, voi non concluderete nulla. Poiché vi dico che la Luna – e non il Piombo e lo Stagno – è il termine medio richiesto per la concordanza.

LUCA disse: Sappiate che il Fuoco contiene l’Acqua nel suo ventre; Acqua, da trarsi con un Fuoco appropriato, e poi a mezzo di Acqua calda e tepida (ove il Fuoco si bagna di continuo) (69) – (E’ l’addolcimento o temperamento del Fuoco interiore, necessario per il suo sciogliersi). E la domestica prende la nerezza della notte, e la mette fuori, di contro al camino. Perciò, fate sì che il Fuoco sia chiaro e che non operi d’impeto, in modo troppo aspro. Sappiate che io stesso ho molto cercato prima di pervenire a tanto; ma, grazie a Dio, dopo gran fatica sono giunto a ciò che desideravo: poiché chi non lavora la Terra non mangerà, né avrà riposo nella sua vecchiaia.

ISINDRIO disse: Mescolate l’Acqua con l’Acqua, la Gomma con la Gomma, il Piombo con il Piombo, il Marmo col Marmo, il Latte col Latte, la Luna con la Luna, il Ferro col Ferro, il Rame col Rame, o Sole (70) – (Si tratta di sciogliere, o restituire gli elementi alle loro radici, alla loro «materia prima», che ne ripristina lo stato vivente, libero dalle condizioni della corporeità e dell’individualità). Cuocete il tutto centocinquanta giorni, poi cuocete a piacer vostro, come sapete, tanto che il tutto divenga impalpabile. Leggete e rileggete i libri nostri, per poter conoscere la verità: la Scienza nostra non consiste in altro che nel trasmutare il caldo in freddo e il freddo in caldo, affinché dal tutto venga una sostanza media né calda né fredda, né dura né molle, ma moderata nell’intera sua complessione. E sappiate che, poi, gli bastano centottanta giorni. Circondate il circondato dal dentro al fuori, contenendo il contenuto, e tutto sarà vinto; un bianco, un nero, un rosso: fortificate i due; rendete buono il primo – ed esso si moltiplicherà tanto da sopportar dieci prove di saggio, l’altro non giungendo invece che ad una sola di esse. Ritorna ritornando, fa il perfetto tenendo fermo, in linea, il contenuto. E notate la mia linea di contenente (71) – (In ciò potrebbe esservi un oscuro accenno a quel «mistero della pelle» e del «passar per la pelle» che già costituì una fase importante nei riti iniziatici dell’antico Egitto) – e il veggente è contenuto, ed io vi insegno ciò che ancora nessun altro vi aveva detto. Intendete le mie parole.

LA TURBA disse: Sappiate che per quanto più la Pietra nostra è digesta, di tanto più il suo Fuoco è attivo e va ad assumere una natura più ignea rispetto agli altri Elementi, capace di tinger di più. E sappiate che chi intende le parole venerabili d’Isindrio, intende di un grado più degli altri, e due e tre e quattro sino all’infinito, in virtù accresciuta ed ignea.

PITAGORA disse: Isindrio, Dio ti ricompensi per ciò che hai detto. Poiché è sicuramente il particolare di cui nessuno di noi aveva parlato. Andate, o Figli, notate queste ultime parole relative all’azione gloriosa e alla trasmutazione istantanea. Sappiate che al principio il Mondo viveva duecentottanta anni; ma tempo venne che il Figlio di questo tempo durò soltanto tre anni; infine è tanto più malizioso, quanto dieci volte a tre, e il Padre ha duecentottanta; e fa in un anno ciò che il Padre fa a quaranta a quaranta, ed è così dappertutto. E sappiate che chi sa ben curarsi prende una medicina lassativa per l’intero ed un’altra consolidante per l’esterno, affinché l’una non nuoccia all’altra. Intendeteci e prendete nota.

IL FILOSOFO disse: Il nostro Composto è costituito da due cose, che sono fatte di una cosa, chiamata, quando tutto fa Uno, Bronzo bianco; e poi, quando tutto è vinto, si chiama Argento vivo, non volgare, ed è la Tintura vivente che i Filosofi hanno nascosta sotto tante denominazioni. E io vi dico che questa Scienza non è che un dono che fa Dio, quando Egli lo vuole; e non consiste in altro che nel dissolvere e uccidere il Vivo, vivificare il Morto e del tutto fare una vita che non ammetta (più) separazione.

LA TURBA disse: Sappiate che l’Opera nostra ha più nomi, che ora vogliamo annotare: Magnesia, Kukul, Solfo, Aceto, Pietra citrina, Gomma, Latte, Marmo, Fior di Sale, Zafferano, Ruggine, Sangue, Papavero e Oro sublimato, vivificato e moltiplicato; Tintura viva, Elixir, Medicina, Bembel, Corsuffo, Piombo, Stagno, Veste tenebrosa, Vermi imbiancati, Ferro, Rame, Oro, Argento, Rosso sanguigno e Rosso molto altero, Mare, Rugiada, Acqua dolce, Acqua salsa, Dazuma, una Sostanza, Corvo, Cammello, Alberi, Uccelli, Uomini, Nozze, Generazioni, Resurrezioni, Mortificazioni, Stelle, Pianeti ed infiniti altri nomi. Ma sappiate che il tutto riporta ai colori che appaiono nell’Opera e i nomi sono stati dati per le somiglianze di quelli alla cosa nostra. State attenti a che questi nomi non vi facciano fallire: abbiate fermo, non mutevole cuore, e state certi che il Metallo non è tinto da nulla, fuor che da sé stesso. Sappiate che nessuna Natura consegue miglioramento, se non nella propria Natura; negli altri casi, miglioramento (vero) non vi è (72) – (E’ un monito riguardo a certi procedimenti estrinseci, il cui effetto è transitorio, per cui, dopo l’aprirsi di qualche spiraglio, ci si ritrova al punto di partenza, laddove lo scopo vero è la trasformazione sostanziale). Dopo io vi parlerò del Fuoco, così che potrete rendervi conto di tutto e non aver motivo di imprecare contro di noi; e così il libro sarà completo in tutto e per tutto, senza diminuzione di sorta. E chiunque avrà questo libro, avrà le parole di Pitagora, che fu l’Uomo più sapiente che mai sia esistito, a cui Dio ha dato tutta la Scienza – a lui ed ai Discepoli suoi. Sappiate che in questo Libro l’Arte è data per intero e senza invidia, e però la Materia e i Giorni ed i Colori ed il Regime e il modo e il peso, senza omettere nulla.

Adesso voglio dirvi dunque quale deve essere il Fuoco. Sappiate che io ho visto fare il Fuoco in molti modi: l’uno lo fa con piccoli ceppi, l’altro con piccoli carboni mischiati a cenere, a fuoco lento; altri lo fanno con cenere calda; altri ancora senza fiamma, con vapori caldi; altri con piccolissime e medie vampe. Ma per giungere alla perfezione di tutto e al compimento dell’Opera vostra, io vi ordino solo un fuoco lento, continuo e caldo, digerente e cuocente, così come Natura lo chiede E COME L’ESPERIENZA VE LO MOSTRERA’ FACENDOLO. Sappiate che questa Scienza è più facile di qualsiasi altra cosa – ma i nomi ed i regimi la rendono oscura: giacché gli ignoranti prendono le nostre parole senza capirci. E sappiate che chiunque ha quest’Arte, è ormai di la da povertà, miseria, tribolazione e malattia corporale. Non credete che l’Arte nostra sia menzogna. Il fine è nascosto, in quest’Arte nostra preziosa. E voi dovete nasconderlo a tutti quelli che ve ne domandano. Discepoli, prendete in amore i nostri Libri, in nostri Colori, la nostra Materia, i nostri Regimi – tutto questo essendo per altro una sola e medesima cosa.

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